Amazon è con tutta probabilità lo store online più famoso e utilizzato al mondo, con milioni di ordini e spedizioni evasi quotidianamente; non tutti, però, sanno come funziona un magazzino di distribuzione del colosso dell’e-commerce. Per prima cosa partiamo col dire che si tratta di strutture enormi: in Italia ne esiste uno in provincia di Piacenza (più precisamente a Castel San Giovanni) che si estende per oltre 100.000 metri quadri, largo come 11 campi da calcio messi insieme e alto come un palazzo di 3 piani.
L’attenzione ai dipendenti – che solo in questo magazzino sono più di mille, duemila nei periodi di maggiori richieste – non manca, anzi, e lo stesso si può dire per gli accorgimenti presi per la loro sicurezza: ogni minimo dettaglio nel magazzino è studiato perché il lavoro avvenga il più velocemente possibile, ma senza rischi per i lavoratori, per esempio utilizzando delle tende a strisce tra i passaggi che dividono i vari locali.
Il personale è altamente qualificato e formato costantemente, perché deve essere in grado di gestire in maniera impeccabile il catalogo Amazon in continua espansione così come le richieste della clientela, anch’essa in rapido aumento. Basti pensare che nel magazzino esiste perfino un “reparto finto” in cui i nuovi dipendenti possono fare pratica prima di iniziare a lavorare realmente, gestendo finti ordini e finte spedizioni.
Ma come funziona esattamente la logistica? Partiamo col dire che il lavoro è in gran parte automatico, ma ci sono funzioni svolte manualmente. quando un cliente fa un ordine e inserisce i prodotti nel suo “carrello virtuale”, un sistema computerizzato invia le informazioni al server di Amazon, che raggruppa gli ordini di prodotti uguali o simili. A quel punto intervengono i dipendenti incaricati di cercare i prodotti, che hanno il compito di muoversi per l’immenso magazzino e riporre i prodotti su un apposito carrello (segnalato dal sistema stesso a seconda dei pesi e degli ingombri), dopo aver scannerizzato tutto con il proprio lettore di codici a barre che invia le informazioni necessarie al server.
Viene da sé che, spostandosi su una tale superficie quadrata, ogni incaricato possa percorrere anche parecchi chilometri al giorno durante la ricerca. Quest’ultima apparentemente non è facilitata perché, al contrario di quello che si potrebbe pensare, gli articoli non sono disposti per categoria ma in modo casuale anche se, ovviamente, la disposizione della merce è segnalata costantemente al server. Il motivo è presto detto: due articoli simili non possono stare vicini perché chi cerca non deve avere dubbi su quale sia quello giusto, la ricerca deve avvenire nel più breve tempo possibile portando verso lo zero la possibilità di errore.
E sbagliare è difficile – anche se non impossibile, ovviamente – perché ogni ordine passa sei controlli diversi, prima di essere evaso. C’è poi il confezionamento dei pacchi, un’altra eccellenza Amazon: il tutto avviene in un misto di collaborazione tra uomo e computer, con una grande attenzione al rispetto della privacy del cliente. È il server, infatti, a indicare il tipo di confezionamento da utilizzare, visto che ancora nessun lavoratore conosce il nome dell’utente o il suo indirizzo. Il tutto in un luogo di lavoro smart, che ricalca il modello della fabbrica ma che tocca anche il concetto della new economy, con spazi comuni in cui i dipendenti possono condividere idee e comunicare attraverso bacheche, partecipare a corsi e conoscere le convenzioni aziendali. Il motto di Amazon e di Jeff Bezos, il suo fondatore, è “Lavora sodo, divertiti e fai la storia” e, a quanto pare, l’azienda ci sta riuscendo.